Non si attardino i miei “men che 25 lettori” in festosi banchetti nuziali assaporando (in questa rara occasione) copioso cibo “bio-rurale” e bevendo abbondate lambic1
Non siamo in un “Presidio” di “Slow Food”, lasciate che Carlin Petrini mediti sul fatto che «Un Barolo Chinato sorseggiato assaporando una tavoletta speziata, o un Moscato Passito bevuto con un gianduiotto torinese, sono esperienze che lasciano una traccia nell’anima», aspettando che i giovani contadini globali risolvano i problemi della fame e lottino contro lo smodato «consumismo» della società moderna (cfr. L’ideologia di Slow Food).2
Continuiamo a ricercare «quante sono le selvicolture», ma rammentiamoci che, accanto a Galilei, Bacone e Newton, un altro filosofo attraverso il suo riduzionismo meccanicistico ha dato una impronta (negativa) alla «selvicoltura classica».
«Negli stessi anni Cartesio, uno dei fondatori della filosofia meccanicista moderna, ereditò e sviluppò la concezione della centralità dell’uomo. Cartesio considerava la realtà suddivisa in due parti ben distinte: da un lato la sostanza pensante (res cogitans), cioè l’uomo, l’io consapevole, libero, spirituale; dall’altro la natura (res extensa), che è spaziale, inconsapevole e, soprattutto, meccanicamente determinata».3
«La “cosa estesa” era concepita da Cartesio come un’immensa macchina, come un enorme meccanismo in cui tutto poteva essere spiegato con cause naturali, meccaniche, fisiche e con poche leggi fondamentali».4
Purtroppo questo filosofo francese (1596-1650) ha avuto l’ardire di sostenere «Io penso, dunque sono, ossia esisto» (Ego cogito, ergo sum, sive existo), gettando «le fondamenta di molte teorie in campo biologico e di quella che viene definita la visione antropocentrica della realtà».5
Vediamo un po’ di capire questa storia della «res cogitans» e della «res extensa», del meccanicismo, dell’antropo-centrismo e della deleteria influenza sullo sviluppo della «selvicoltura classica», che si insegna tutt’oggi nelle università italiane. Lasciamo la parola a chi se ne intende:
La spiegazione del pensiero di Cartesio ha richiesto un certo tempo, ma forse è servita a chiarire che il «meccanicismo» e la dicotomia tra «res cogitans» e «res extensa» hanno poco a che fare con il «pensiero forestale» e men che meno con l’attività di cura del bosco («selvicoltura» – sylva-colěre).
Il professor Ciancio non sta parlando di «selvicoltura», sta dando un’interpretazione personale del pensiero filosofico dei fondatori della scienza moderna, sta filosofeggiando e in questo modo cerca di introdurre concezioni irrazionalistiche e spiritualistiche nello studio dei fenomeni naturali. Vuol far rivivere concezioni anti-scientifiche – purtroppo ancora ben presenti nella cultura umanistica del nostro paese – e ideologie anti-tecnologiche che hanno trovato un fertile terreno di coltura nell’ecologismo e nell’ambientalismo radicale.
«Per l’uomo del Rinascimento, la Natura ha un’anima che le dà la capacità di realizzare i sui fini. Essa occupa il posto di Dio e svolge per l’uomo lo stesso ruolo della Provvidenza».
Si può dunque dire che «Il meraviglioso cristiano è rimpiazzato dallo straordinario magico, un po’ come avviene ai nostri giorni per gli increduli che però credono nella telepatia, nei tavolini che si muovono, nella radioestesia miracolosa.
Il cielo non è più il cielo cristiano, ma non è vuoto: gli astri hanno ritrovato la loro divinità. A questi astri sono rivolti gli angosciosi interrogativi degli astrologi, le preghiere dei sapienti, che trattano come movimenti dello stesso valore indifferentemente: Dio, le divinità, gli astri o la Natura. Il miracolo non è stato, per nulla, «laicizzato», ma è attribuito a una volontà provvidenziale, è insomma passato, tale e quale a vantaggio di queste entità».6
Nel XVII secolo la Natura si trasforma in un meccanismo, privo di anima, che comunica attraverso il linguaggio matematico e geometrico. Galilei dirà «il grande libro della Natura è scritto in linguaggio matematico». La scienza diventa quindi la tecnica per utilizzare questa macchina, e, nonostante le diversità di vedute, dal 1620, sapienti e filosofi di tutta Europa concordano sulla necessità di interrogare e di costringere la Natura a rispondere agli interrogativi posti, non di stare passivamente in ascolto. Questo importante rivolgimento del pensiero è così sintetizzato da Lenoble: “Nel Rinascimento, l’uomo ha coscienza della sua anima, e la proietta nella Natura; alla quale presta pure un’anima. Nel XVII secolo, in pieno dualismo, egli rivendica l’anima solo per sé e meccanizza la Natura. Ora si lascia nuovamente penetrare dalle cose, ma da cose meccanizzate, ed è la Natura che proietta nell’uomo il suo meccanismo e lo priva della sua anima”.7
Rappresentazione grafica dell’espansione dell’universo.8
Gradualmente, si fa strada la convinzione che la natura sia un entità (Cosmos), un insieme di elementi sottoposti ad una legge, e che essa (Ἡ τοῡ παντὸς φύσις, rerum natura) sia regolata da «norme», «leggi» (Νομος) – appunto «leggi naturali» – e non agisca unicamente in base al caso (Τύχη), al «fato». Mediante la conoscenza di queste leggi, l’uomo entra a far parte di questo insieme, di questa totalità. Trova la sua legittima collocazione e quindi lo scopo del suo agire.
In questo modo, egli può controllare il tutto senza lasciarsi passivamente governare: egli afferma che «se noi conosciamo le leggi, noi potremo servirci dei beni e diventare “signori e padroni della natura”».9
«I sostenitori dell’antropocentrismo tendono allo sfruttamento delle risorse – siano esse esauribili o rinnovabili – e a una crescita illimitata; sono fautori di un mercato senza imposizioni né sui produttori né sui consumatori. Essi sono fiduciosi nella possibilità della tecnologia di compensare la scarsità di una risorsa con valide alternative. Il primato dell’uomo in termini ontologici e assiologici è fuori discussione»10.
Lo sfruttamento illimitato e incontrollato della natura; la certezza che la scienza e la tecnologia sono responsabili del degrado ambientale e della crescente penuria di risorse traggono origine dalla visione «antropocentrica» della natura. Il tipo di società, i rapporti economici e di potere – locali e globali -, l’economia liberista di rapina, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla natura, tutto questo scompare si trasforma in un conflitto di teorie: «antropocentrismo» contro «ecocentrismo».
I sostenitori di quest’ultima teoria mirano – contrapponendosi radicalmente agli «antropocentristi» – alla tutela dell’ambiente, alla conservazione e al parsimonioso uso delle risorse, a un’economia vincolata, che limiti il livello della produzione, dei consumi e della crescita demografica. La visione «eco-centrica», sostenuta da Ciancio e dai seguaci della «selvicoltura sistemica», attribuisce un primato, in termini ontologici e assiologici11 dell’Ambiente rispetto all’Uomo (le maiuscole sono di Ciancio).
La partita è piuttosto avvincente perché, da un lato, ci sono i campioni della «sostenibilità forte» (eco-centristi), contrapposti ai sostenitori della «sostenibilità debole» (antropo-centristi), con queste rispettive posizioni:
ATTRIBUTI ATTRIBUTES |
ANTROPOCENTRISMO ANTHROPOCENTRISM |
ECOCENTRISMO ECOCENTRISM |
---|---|---|
Criterio di sostenibilità. Sustainability criterion. |
Molto debole. Very weak. |
Molto forte. Very strong. |
Tipo di sviluppo. Development Type. |
Crescita illimitata. Illimited growth. |
Limiti allo sviluppo. Limits to growth. |
Tipo di valore. Type of value. |
La natura ha valore strumentale illimitato. Nature has an instrumental infinite value. |
La natura ha valore intrinseco. Nature has intrinsic value. |
Caratteristiche delle scuole di pensiero dell’ecologia scientifica. Scientific outlook |
Determinismo antropocentrico. Riduzionismo meccanicistico. Modellizzazione matematica. Anthropocentric determinism. Dynamic unstable systems. Mechanistic reductionism. |
Sistemi dinamici instabili. Freccia del tempo e teoria dell’irreversibilità. The arrow of time and theory. Mathematical modellization of irreversibility. |
Caratteristiche delle scuole di pensiero filosofiche dell’ecologia. Philosophic outlook. |
Alta tecnologia. Fiducia illimitata e acritica nella scienza e nella tecnologia. High technology. Infinite and uncritical faith in science and technology. |
Ecologia profonda. Ecologia sociale. Ecosofia. Teoria di Gaia. Preservazione delle risorse. Deep ecology. Social ecology. Ecosophy. Gaia theory. Resources preservation. |
Paradigma scientifico. Scientific paradigm |
Riduzionismo. Reductionism. |
Olismo, autopoiesi. Holism, Autopoiesis. |
Etica Ethics |
Gli interessi individuali e i diritti umani attualmente viventi sono primari. Individual interests and human rights of present generation are prevailing |
Alle specie non umane e agli oggetti naturali abiotici vengono conferiti interessi morali. Attribution of moral rights to non human species and to natural abiotic entities. |
Tipo di economia Type of economy |
Mercati totalmente liberi. Si ritiene possibile sostituire all’infinito i fattori di produzione. Completely free markets Possibility of production factors substitutability. |
Economia vincolata per ridurre l’impatto sulle risorse. Regulated economy to reduce the impact on resources. |
Strategie di gestione. Management strategies |
Massimizzare il prodotto interno lordo pro capite. Maximize gross domestic product per capita. Private management of natural resources. |
Gestione privata. Crescita economica nulla. Riduzione del livello della produzione e dei consumi. Gestione pubblica. Zero economic growth. Reduction of production and consumption levels. Public management of natural resources. |
Forse si dovrebbe far presente a tutti i «silvo-sistemici» che nel confrontare idee o concezioni metafisiche (perché queste non sono «teorie scientifiche»), è opportuno evitare schematismi ed è deplorevole introdurre visoni manichee della realtà: da una parte i reprobi «antropocentristi» che contribuiscono alla rovina del Creato e dall’altra gli «eco-centristi», difensori della natura e dei suoi valori insiti. È inappropriato denotare due schieramenti individualmente, identificandoli sulla base di vacui e schematici attributi, senza tener conto della varietà e complessità delle singole concezioni o visioni della realtà. Non si tratta di “due squadre di calcio”, che si confrontano su categorie indefinite nei loro contenuti (antropocentrismo versus ecocentrismo): da una parte il meccanicismo geometrico del pensiero di Cartesio, le scoperte di Newton e Galilei, il pensiero razionalista e dall’altra l’umanesimo anti-razionalista, le fantasticherie di “Gaia”, della “Terra Madre”, della “ecologia profonda”.
Si stanno mescolando teorie e fatti «scientifici», visioni metafisiche, credenze ed ideologismi in un pot-pourri disgustoso.14
Il linguaggio è retorico, autoreferenziale; i termini impiegati sono vaghi, generici, indefiniti, privi di contenuto epistemologico. Ridicoli in un’esposizione che vuol essere «scientifica», inconsistenti e presuntuosi nell’esposizione di una «teoria filosofica».
La pretesa di “fondare” su queste basi “filosofiche” ed “epistemologiche” il novello «paradigma della selvicoltura sistemica» rasenta il ridicolo. La banalizzazione del pensiero acquista una dimensione epica, rammenta la bêtise di Bouvard e Pécuchet15.
“Per troppo discutere si perde la verità” diceva Publilio Siro (secondo una citazione del professor Ciancio)16, direi piuttosto “si perde il senno” ed è probabilmente vero ciò che dicono gli sparuti amici e colleghi: la pazzia è in chi si ostina a leggere e pretende di commentare questi vacui, inconsistenti vaneggiamenti «silvo-sistemici». Ma, si sa “la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia“.
Sulla base di queste fallaci divagazioni filosofiche, ricorrendo ad etichette di comodo e a personali convincimenti (magari supportati dai suoi fidi “discepoli”) il professor Ciancio afferma:
«Dagli anni settanta il modo di guardare al bosco è cambiato… C’è stato un mutamento di rotta che si può configurare come una rivoluzione tecnica, scientifica, culturale. Il punto di svolta è avvenuto con l’affermazione dell’ecologia. L’elaborazione del pensiero ecologico ha dato luogo a un importante dibattito sui temi ambientali e ha generato una serie di movimenti culturali che, tra l’altro, hanno promosso la rivisitazione critica della “questione forestale”».17
Prima di continuare la famosa ricerca delle selvicolture («selvicoltura finanziaria», «selvicoltura su basi ecologiche», «selvicoltura naturalistica» o «selvicoltura vicino alla natura») incapsulate nella categoria «selvicoltura classica»18, è necessario far chiarezza su alcuni termini scientifici che nell’uso corrente hanno assunto significati diversi (spesso distorti) dall’originario.
Il termine «ecologia»19 è stato coniato nel 1866 da Ernst Haeckel, (1834-1919), biologo, fervente discepolo di Darwin, «inventore» di altri termini entrati nel linguaggio biologico (phylum, filogenesi, gemme staminali) e fondatore della «Lega monistica tedesca» (Deutscher Monistenbund)20.
Egli dà al termine «ecologia» questa definizione: «La totalità delle scienze che indagano sulle relazioni dell’organismo con l’ambiente, e, nell’accezione più ampia, tutte le condizioni che regolano l’esistenza». Definizione che verrà poi ampliata per meglio precisare i rapporti dinamici di mutua dipendenza, di selezione e di lotta per l’esistenza degli organismi che popolano un determinato spazio: «l’ecologia o distribuzione geografica degli organismi … la scienza dell’insieme dei rapporti degli organismi col mondo esterno in generale, con le condizioni organiche ed inorganiche dell’esistenza; ciò che chiamiamo l’economia della natura, le mutue relazioni di tutti gli organismi che vivono in un solo medesimo luogo, il loro adattamento all’ambiente che le circonda, le trasformazioni prodotte dalla lotta per l’esistenza, soprattutto i fenomeni di parassitismo, etc.».21
Questa definizione del termine «ecologia», che si ritrova anche in molti testi riguardanti la «selvicoltura» e, in genere, le «scienze forestali», pone in evidenza come i rapporti che intercorrono tra singoli organismi e l’ambiente circostante si basano sulla lotta per la sopravvivenza, lo spazio vitale oppure su rapporti di parassitismo o di collaborazione tra elementi indipendenti dotati di specifiche autonome esigenze. Questi elementi, singoli o associati, non concorrono al perseguimento di un fine complessivo, generale per quella particolare biocenosi (Lebensegemeinschaft, Biozönose, biocoenosis, biocénose) o per quel specifico «ecosistema», secondo la successiva definizione di Tansley (1935).22
Il concetto scientifico di «ecologia» deriva quindi dalle acquisizioni evoluzionistiche di Darwin, incorpora i principi della termodinamica e del metabolismo degli esseri viventi e si contrappone alla visione «olistica» di Smuts e seguaci.23
Fino agli anni ’70 il termine «ecologia» è stato impiegato da ricercatori e scienziati nella corretta accezione di “indagine o studio interdisciplinare, legato alla biologia evolutiva, alla genetica, all’etologia e alle scienze della Terra, per valutare i processi vitali, le interazioni, gli adattamenti, lo sviluppo delle varie componenti di un determinato ambiente per effetto del movimento di materia e di energia e degli altri fattori biotici ed abiotici”. Per una chiara sintesi del significato di «ecologia», vedi Marino Gatto & Renato Casagrandi: Che cosa è l’ecologia?.
Si sono sviluppate in seguito due linee di indagine: la sinecologia, che analizza gli ecosistemi nella loro globalità, studiandone in particolare l’equilibrio, l’evoluzione, la produttività, l’efficienza, etc.; e l’autoecologia, che studia i rapporti ecologici intrattenuti da una singola specie. L’insieme dei rapporti ecologici intrattenuti da una popolazione in un particolare spazio costituisce la sua nicchia ecologica.
C’è stata ovviamente un’evoluzione del «pensiero ecologico» dai tempi del suo “fondatore”, ma quel che interessa al forestale o al naturalista in genere è la rispondenza del «pensiero ecologico» ad un specifica realtà e la sua effettiva capacità di conoscere i continui processi di trasformazione endogena ed esogena delle biocenosi forestali e di controllare e dirigere il fluire di queste ininterrotte trasformazioni.
Agli studiosi, ai ricercatori e ai tecnici che operano per curare ed utilizzare determinate risorse naturali interessano le «conoscenze» acquisite sui processi naturali e chi si interessa di «epistemologia» (forestale o non) dovrebbe storicizzare il «pensiero ecologico», fornendo un quadro delle ragioni materiali che hanno indotto a sviluppare determinate visioni della natura. Un’indagine sull’evoluzione del «pensiero ecologico» è indubbiamente di interessante ed utile soprattutto se legata allo studio della cultura materiale di un determinato contesto storico ed ambientale.
Parlare in termini astratti di «Uomo e Bosco» (anzi, come preferisce il professor Ciancio di «Bosco e Uomo») è insignificante, vuota retorica. «Uomo» (con la U maiuscola e/o minuscola) è un’entità astratta, analogamente a «bosco» (anche se con un contorto discorso classificatorio, come si vedrà in seguito, il professor Ciancio sostiene che è un concreto «sistema autopoietico»).
Non è scientificamente possibile fondare le azioni o gli interventi sociali, economici o naturalistici su concetti astratti, poiché le astrazioni molto spesso allontanano dal soggetto concreto, riflettono pregiudizi, sistemi di «valori» consolidati, ma insieme non più adeguati a conoscere la realtà effettuale, poiché occultano aspetti essenziali come lo «sfruttamento» (sociale, etnico, naturale), il sistema di «produzione», di «mercato», di «potere» o di «classe».
Parlare di «bosco» senza tener conto che le fitocenosi, denominate con questo termine, hanno per le loro condizioni ecologiche, ambientali, sociali e d’uso i caratteri più vari e che il modo di considerare il «bosco» (la «coscienza del bosco») è legata ad una particolare epoca storica ed economica. Nessuna indagine scientifica, ricerca metodologica o semplicemente discorso accademico riguardante la «selvicoltura», la «agricoltura», la «zootecnia» o qualsivoglia altra attività umana può essere basato su concetti astratti come «uomo», «natura», «bosco», senza alcuna specificazione dei rapporti di produzione che legano l’«uomo» alla «natura», perché sono proprio i rapporti di produzione che concorrono in modo determinante a trasformare la natura ed insieme ad umanizzarla.
In molti libri di testo riguardanti la «selvicoltura» e più in generale le «scienze forestali» si ritrova la definizione di «ecologia» di Haeckel e le biocenosi boschive vengono descritte e studiate in base ad analoghi criteri scientifici.
Nell’affrontare pertanto i problemi riguardanti i caratteri e la funzionalità delle formazioni boschive ci si dovrebbe attenere a questa terminologia evitando di dare connotazioni ideologiche al termine «ecologia».
Attorno agli anni ’70, di fronte all’oggettivo degrado ambientale (frane, alluvioni, erosione costiera, urbanizzazione selvaggia, ecc.), al pervasivo inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo, al lassismo nella protezione del patrimonio culturale ed ambientale acquistano sempre maggior rilevanza, anche nel nostro paese, i movimenti per la difesa della natura, la conservazione dell’ambiente, la lotta contro l’inquinamento e le condizioni di vita negli agglomerati urbani.
A quell’epoca in tutti i paesi industrializzati, anche per effetto dell’incombente crisi economica, comincia a propagarsi nella società civile una crescente sfiducia nelle capacità del sistema economico-sociale di soddisfare le promesse di benessere materiale, di sicurezza e di accesso all’istruzione e alla cultura propagandate nel periodo di ricostruzione postbellica.
Il peggioramento delle condizioni ambientali causato da un incontrollato sviluppo urbanistico, l’abbandono delle campagne, l’inurbamento e l’oggettiva impossibilità per larghi strati di popolazione di soddisfare bisogni anche essenziali porta alla diffusione di ideologie diverse nei movimenti impegnati nella difesa della natura e nella salvaguardia dell’ambiente.
Il termine scientifico «ecologia» diventa nell’accezione popolare corrente una parola che perde ogni connotazione scientifica, una sorta di parola di «plastica», la quale possiede un’aura scientifica, ma nell’uso quotidiano vien tradotta come «ambientalismo», «naturalismo» e il suffisso «eco-» assume il ruolo di aggettivo per indicare gli oggetti o i servizi più disparati (servizi ecologici di nettezza urbana, pannolini e detersivi ecologici, cibi, indumenti ecologici, ecc.).
Nel 1973 Arne Naess, filosofo e scalatore norvegese, introduce il termine «ecologia profonda», che diventerà un movimento ambientalista («deep ecology movement») con un evidente orientamento anti-darwiniano e spiritualistico.
All’interno dei vari movimenti “ecologici” si possono individuare alcune tendenze di fondo, sempre legate all’ideologia cliché dell’ambientalismo e dell’ecologismo: indirizzi miranti alla creazione di santuari, riserve e parchi naturali dove la natura è protetta e conservata; orientamenti intrisi di biologismo sociale ed orientamenti mistici volti alla sacralizzazione della natura. Queste componenti ideologiche agiscono di concerto e spesso si integrano a vicenda, acquistando valenze differenziate a seconda degli ambienti in cui i movimenti operano e della composizione sociale degli elementi che vi partecipano.
C’è una tendenza ad imitarsi, a sposare idee “nuove” soprattutto se di origine esotica che diventano intercambiabili, ma comunque sempre avverse al pensiero scientifico e con una forte inclinazione alla semplificazione degli elementi fattuali, che si accompagna molto spesso ad un attivismo volontaristico acritico privo di un supporto conoscitivo tecnico-scientifico.
Se gli oggetti quotidiani sono diventati intercambiabili e nuovi modelli sostituiscono rapidamente vecchie versioni, similmente «sono divenute intercambiabili anche le idee: o per essere precisi le loro versioni semplificate. In pratica dilagano piccole credenze di «consumo», tutte uguali anch’esse, e magari mescolate nei modi più strani» (Jervis, 2004).24
La «selvicoltura silvo-sistemica» è una commistione di dati fattuali ed elementi scientifici della «biologia» e della «ecologia» con visioni ideologiche «ecologiste», «ambientaliste» o «socio-biologiche».
Per questo motivo ad una prima superficiale lettura essa può apparire un fatto innovativo nel deprimente panorama «forestale» nostrano. In realtà gran parte delle tesi epistemologiche e filosofiche del professor Ciancio trae origine dalle ideologie «ambientaliste» ed «ecologistiche» degli anni settanta, le quali presuppongono che il movimento delle idee scientifiche sia il prodotto di una dinamica interna a tali idee, completamente avulso dalla «base economica» e dai «rapporti di produzione». Secondo queste concezioni, l’origine del degrado e della distruzione delle risorse naturali va ricercata nel «produttivismo», nel «consumismo», nella «avidità» ed «irrazionalità» dell’uomo. Come si vede, si contrappongono sempre concetti astratti, senza mai affrontare nel concreto le cause, i fattori reali che producono tale degrado ed inducono alla rapina delle risorse ambientali.
È attraverso lo sviluppo delle conoscenze scientifiche e modificando i rapporti produttivi che si può esercitare un dominio sempre più consapevole sulla natura e un uso meno distruttivo delle risorse naturali; non rifugiandosi in mistiche, idealistiche visioni di un Paradiso perduto a causa della «tecnica» e nel sogno utopistico di una società partecipativa, conviviale, decentrata con consumi limitati di risorse.
Non arresta la propria corsa il cavaliere, né risponde ad Orlando.
concentrato sulla sua prigioniera, al valore di lei,
si muove così velocemente tra i rami
che anche il vento sarebbe in ritardo nel suo inseguimento.
L’uno fugge e l’altro lo insegue; ed i fitti
boschi risuonano dell’acuto lamento della donna.
Al galoppo uscirono dal bosco e si trovarono in un vasto prato, dove,
nel mezzo, si ergeva un maestoso e ricco castello.25
Qui ritroviamo, prigioniera degli ideologismi epistemologici, filosofici, etici del professor Ciancio, la «selvicoltura classica» che incorpora le altre selvicolture: «selvicoltura finanziaria», la «selvicoltura naturalistica» e la «selvicoltura su basi ecologiche».
Ma che cos’è mai la «selvicoltura classica»?
La selvicoltura classica, quella che attualmente si insegna nelle università, è l’espressione teorica e pratica della concezione newtoniana secondo la quale le leggi hanno origine sperimentale. In selvicoltura, quindi, tutto sarebbe deducibile dai dati conseguiti sperimentalmente. Ma se così fosse già da molto tempo avremmo una esatta e completa conoscenza dei molteplici e complessi fenomeni che si verificano nel sistema biologico bosco a seguito degli eventi colturali. Avremmo quindi una scienza selvicolturale invariabile, verificabile e riproducibile. Peraltro, ammettere questo presupposto teorico significherebbe che quanto accertato sperimentalmente sarebbe indubitabile, immodificabile e definitivo.
Si dovrà discutere più a lungo se il «bosco» è veramente un «sistema biologico complesso» e se la categoria «selvicoltura classica» (inventata dal professor Ciancio per legittimare la «selvicoltura sistemica») è adeguata o inadeguata a curare il «bosco» in quanto «espressione teorico e pratica della concezione newtoniana» e per il fatto di basarsi su dati sperimentali.
Per il momento sono soddisfatto di aver ritrovato la tradizionale «selvicoltura», che non è né classica né volgare, ma è il modo di curare, nel presente e nel passato, i boschi per trarre dei benefici materiali o immateriali.
Alcuni di questi temi sono stati affrontati in precedenti articoli (Che cos’è mai la selvicoltura? Una scienza, una tecnica, un’arte. Primarie considerazioni; Che cos’è mai la selvicoltura? Una scienza, una tecnica, un’arte. Secondarie considerazioni; Le strane definizioni dei “selvicoltori sistemici”) ed ora è il momento di festeggiare e prendere un meritato riposo.
Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus26
- Si tratta di un tipo di birra prodotta dai contadini fiamminghi con frumento, orzo, luppolo, ecc. (nel quadro si vede il mescitore, probabilmente lo sposo). Per un’accurata descrizione di questa bevanda popolare nei Paesi Bassi, vedi Lorenzo Dabove (alias KUASKA) Cultural Director of Unionbirrai).
- Si tratta di un’accurata analisi del pensiero di questo movimento, da cui ho tratto la citazione al «Barolo chinato» e ai convergenti programmi di «politica agraria» di PdL, PD e SA.
- Ciancio Orazio, 2011 – Systemic silviculture: philosophical, epistemological and methodological aspects. L’Italia Forestale e Montana, 66 (3): 181-190. doi: 10.4129/ifm.2011.3.01. Traduzione italiana: La selvicoltura sistemica: aspetti filosofici, epistemologici, metodologici.
- Ciancio Orazio, 2011 – Systemic silviculture: philosophical, epistemological and methodological aspects. L’Italia Forestale e Montana, 66 (3), p. 182.
- Il testo originale è: “Fino alla fine del secolo scorso, la dimensione ontologica del razionalismo cartesiano – che attribuisce importanza fondamentale all’uomo inteso come depositario della facoltà di pensiero, della ragione, titolare della evidenza di coscienza – ha rappresentato le fondamenta di molte teorie in campo biologico e di quella che viene definita la visione antropocentrica della realtà”.
- «Pour l’homme de la Renaissance, la Nature prend, donc, la place de Dieu, parce qu’elle-même a une âme, qu’elle réalise des intentions constantes, qu’elle veille sur l’homme comme une Providence: Le merveilleux chrétien se trouve remplacé par une merveilleux magique, un peu comme chez les incroyants d’aujourd’hui par la croyance à la télépathie, aux tables tournantes et a la radio-esthésie miraculeuse. Le ciel n’est plus le ciel chrétien, mais il n’est pas vide: les astres ont retrouvé leur divinité. Vers eux se tournent les questions angoissées des astrologues, les prières des savants qui écrivent indifféremment come mots de même valeur: Dieu, les dieux, les astres ou la Nature. Le miracle, nullement “laïcisé“, mais attribué à une volonté providentielle, est simplement passé tel quel à leur compte, (Lenoble Robert, 1969 – Histoire de l’idée de la Nature. Albin Michel Ed., Paris, p. 295).
- «À la Renaissance, l’homme a conscience de son âme, et la projette dans la Nature ; a qui il prête aussi une âme. Au XVIIe siècle, en plein dualisme, il revendique l’âme pour lui seul et mécanise la Nature. Maintenant il se laisse à nouveau pénétrer par les choses, mais par les choses mécanisées, et c’est la Nature qui va projeter dans l’homme son mécanisme et le vider de son âme”, (Lenoble Robert, «Histoire de l’idée de la Nature», op. cit. p. 219).
- Una rappresentazione grafica dell’espansione dell’universo in cui due dimensioni spaziali non sono rappresentate. Le sezioni circolari della figura rappresentano le configurazioni spaziali in ogni istante del tempo cosmologico. La variazione di curvatura rappresenta l’accelerazione dell’espansione, iniziata a metà dell’espansione e tuttora in corso. L’epoca inflazionaria è contraddistinta dalla rapidissima espansione della dimensione spaziale sulla sinistra. La rappresentazione della radiazione cosmica di fondo come una superficie, e non come un cerchio, è un aspetto grafico privo di significato fisico. Analogamente in questo diagramma le stelle dovrebbero essere rappresentate come linee e non come punti.
- «Si nous connaissons les lois, nous pouvons donc nous servir des choses et nous rendre «maitres et possesseurs de la nature», ibidem, p. 220. Concetto non dissimile a quello espresso da Bacone nella Premessa al “Novum Organon” «L’uomo, ministro e interprete della natura, tanto fa e intende, quanto ha osservato dell’ordine della natura, nella realtà o per opera della mente: non sa né può niente di più», (Homo naturae minister et interpres, tantum facit et intelligit quantum de natura ordine re vel mente observaverit: nec amplius scit, nec potest)
- CIANCIO O., 2011 – Systemic silviculture: philosophical, epistemological and methodological aspects. L’Italia Forestale e Montana, 66 (3): 181-190. doi:10.4129/ifm.2011.3.01
- vedi Assiologia
- CIANCIO O., 2011 – Systemic silviculture: philosophical, epistemological and methodological aspects. L’Italia Forestale e Montana, 66 (3): 181-190. doi: 10.4129/ifm.2011.3.01
- «Risulta quindi necessario un tertium quid che dalle due concezioni possa generare un sistema innovativo… «Qui si propone di superare le due contrastanti posizioni con la definizione paradigmatica di una «terza via», secondo la quale la natura ha valore intrinseco e l’uomo è parte
integrante e interagente con essa, Ibidem, p. 183. - Pot-pourri ‹pó purì› (o pot pourri) s. m., fr. [propr. «pentola imputridita», calco dello spagn. olla podrida] (pl. pots-pourris ‹pó purì›) ovvero, miscuglio, accozzaglia di osservazioni, e di citazioni.
- Gustave Flaubert, Bouvard e Pécuchet (in appendice Dizionario dei luoghi comuni) a cura di Franco Rella. Universale economica Feltrinelli, Milano, 1998
- Ciancio O. – 2010 – Selvicoltura, assestamento, epistemologia ed etica. Dibattito scientifico o discussione da bar dello sport?. Forest@ 7: 111-119
- Ciancio Orazio, 1992 – La questione forestale italiana: l’orizzonte possibile. L’Italia Forestale e Montana 47 (6):321-339.
- «La selvicoltura classica, cioè la selvicoltura finanziaria, la selvicoltura su basi ecologiche, la selvicoltura naturalistica o, come ora viene definita, selvicoltura vicino alla natura», Ciancio Orazio, 2007 – L’evoluzione della selvicoltura tra economia ed ecologia. L’Italia Forestale e Montana,62 (4): 225-230.
- Dai termini greci: οἶκος, oikos, «casa», «ambiente», «luogo di vita»; e λόγος, logos (da λέγω – légo -, scegliere, enumerare), «discorso», «studio», «indagine», ma anche «misura», «ratio», «calcolo»; è l’indagine scientifica, l’analisi e lo studio delle interazioni tra gli organismi e il loro ambiente. Il termine «economia» ha la medesima radice οἶκος, oikos, «casa», «ambiente», cui si aggiunge il νόμος, nomos, l’«usanza», il «costume», la «legge».
- Movimento fondato da Haeckel nel 1906 allo scopo di diffondere le conoscenze scientifiche e in genere una visione monistica del mondo, basata sul principio dell’unità tra Natura e Spirito. Un unico principio fondativo governa i fatti del mondo, siano questi di di origine spirituale (Spiritualismo, Idealismo), oppure materiale (Materialismo, Fisicalismo, Realismo). Questa visione si contrappone ai sistemi filosofici basati sul Dualismo (dualità tra il Bene e il Male) o sul Pluralismo (realtà fondata su molteplici elementi autonomi spirituali -Monadismo- o materiali – Atomismo
- Il testo originario della definizione è questo: «Unter Oecologie verstehen wir die gesammte Wissenschaft von den Beziehungen des Organismus zur umgebenden Aussenwelt, wohin wir im weiteren Sinne alle «Existenz-Bedingungen» rechnen können. Diese sind theils organischer, theils anorganischer Natur; sowohl diese als jene sind, wie wir vorher gezeigt haben, von der grössten Bedeutung für die Form der Organismen, weil sie dieselbe zwingen, sich ihnen anzupassen». Ernst Haeckel 1866, Generelle Morphologie der Organismen. Allgemeine Grundzüge der organischen Formen-Wissenschaft, mechanisch begründet durch die von Charles Darwin reformirte Descendenz-Theorie. Berlin, 1866; Bd. 2, S. 286.
- Arthur Gorge Tansley (1871–1955) introduce il concetto di «ecosistema», che rispetto alle precedenti classificazioni ( «Biota», «Lebensgemeinschaft», «biocenosi», ecc.) ha il vantaggio di considerare non solo l’aggregato o la comunità degli organismi viventi, ma anche il complesso di fattori fisici, abiotici che compongono l’ambiente, l’habitat occupato dal complesso degli organismi viventi o dei fattori biotici.
- Il generale ed uomo politico sudafricano Jan Christiaan Smuts (1870-1950), convinto sostenitore dell’apartheid, ha introdotto il termine olismo (holism, wholeness) nel suo libro Holism and Evolution (Olismo ed evoluzione), pubblicato nel 1926 (MacMillan & Co., London). Questa concezione è riemersa nella conferenza di Rio sull’ambiente del 1992, trovando sostenitori nei movimenti eco-filosofici, ma scarsa credibilità negli ambienti scientifici per il contenuto ideologico, non dialettico ed anti-darwiniano implicito nella concezione di Smuts e nelle teorizzazioni successive dei movimenti ecologisti ed ambientalisti globali.
- Jervis Giovanni, 2014 – Una cultura marmellata (apparso originariamente con il titolo «Identità da supermarket», in «Repubblica», supplemento D, 414), in «Contro il sentito dire», a cura di Massimo Marraffa. Bollati Boringhieri, Torino, p. 229.
- Lodovico Ariosto, Orlando Furioso, canto XII – Castello di Atlante.
- Orazio, Odi I, 37, 1 “Ora bisogna bere, ora bisogna far risuonare la terra con libero piede”, darsi alla pazza gioia per la liberazione della «selvicoltura classica».