La seguente bozza di articolo viene pubblicata postuma.
“Mentre una schiera crescente di cultori di agronomia e delle discipline complementari operanti nelle università e nei centri sperimentali percepisce l’esigenza di approfondire gli studi chimici, biologici, fisiologici, per verificare quali composti chimici possano risultare dannosi ai sistemi naturali, quali nuovi composti, dagli effetti meno nocivi, si possano introdurre, quali metodologie di impiego adottare per ridurre gli effetti negativi, nasce un movimento, che annovera la maggioranza dei proseliti tra giovani estranei all’ambiente agricolo e privi di conoscenze agronomiche, che pretende il bando incondizionato di tutti gli strumenti della chimica, la fondazione di una nuova agricoltura che conti sull’impiego esclusivo di mezzi naturali, quell’agricoltura che usando un anodino vocabolo del lessico scientifico con un palese intento polemico i fautori definiscono «biologica».1
Dopo più di un ventennio, queste amare considerazioni di un eminente studioso dell’agricoltura sono tutt’ora contingenti e realistiche. Direi anzi che nel corso degli anni la politica agro-alimentare bipartisan, piuttosto disattenta alle condizioni in cui versa l’agricoltura del Paese, ha contribuito a dar spazio ad ideologie antiscientifiche di movimenti ambientalistici spesso carenti di fondate conoscenze ecologiche ed agronomiche. Anche in agricoltura è venuto affermandosi il “pensiero” postmoderno, che ha contribuito a diffondere l’idea che non esistessero fatti ma solo modi di vedere la realtà, opinioni, punti di vista diversi, ugualmente degni di credibilità e di opinabilità.
Una martellante campagna pubblicitaria e un radicato antiscientismo hanno ridotto ogni analisi e valutazione scientifica della «agricoltura biologica» in uno scontro ideologico tra fautori della messa al bando di ogni pratica “artificiale” in agricoltura in nome di prodotti “bio”, divenuti sinonimo di salutare, benefico, sostenibile e di quant’altro concorra a salvare l’anima e il corpo da accidenti ed imperfezioni.
A partire dagli anni settanta si è assistito ad un fiorire di scienze agrarie “alternative”, che hanno subissato ogni discorso agronomico condotto su basi scientifiche. Con facili, accattivanti slogan si è fantasticato il ritorno a pratiche agricole “tradizionali” che, nell’immaginario collettivo, garantivano la salvaguardia del pianeta e una vita sana e prospera, facendo un uso parsimonioso delle risorse ed adottando un’etica “naturalistica” responsabile.
Una «folla di direttori di giornali che hanno ispirato, negli ultimi decenni, la propria visione dell’agricoltura agli aforismi di un gastronomo, che meritava gli applausi dei cultori di specialità salumiere e di vini d’annata, ma ignorava l’entità della produzione cerealicola americana e cinese2» e un composito schieramento di ambientalisti fautori del «piccolo è bello3» e successivamente da sostenitori della «decrescita felice» (Serge Latouche) e da movimenti ecologistici contrari alla scienza e alla ragione (Deep Ecology, Ecofemminismo, Ecologia sociale, ecc.), hanno affossato la ricerca scientifica diffondendo false aspettative e irrazionali pregiudizi. Ignari degli equilibri alimentari planetari, sognatori di un passato agreste idilliaco, oppositori del tecnologico e dell’artificiale, militanti della salvezza della “Madre Terra” hanno contribuito ad affossare la ricerca biologica ed agronomica riducendo l’agricoltura in uno stato che «non può non allarmare chi si preoccupi della sicurezza futura del pane quotidiano» e delle sorti del nostro agro-industriale4.
Interessati corifei del “biologico”, del “naturale”, dei “sani” metodi e costumi di vita tradizionali unitamente ad una pletora di movimenti “ambientalisti” ed “ecologistici” hanno contribuito ad enfatizzare diffondere ideologie antiscientifiche post-moderniste, irrazionali concezioni biologico-naturalistiche, visioni pseudoscientifiche della realtà indagata con metodo scientifico, ma percepita mediante intuizioni e visioni spiritualistico-sensitive5.
L’agricoltura «organica»6, ha cominciato ad affermarsi attorno agli anni settanta del secolo scorso7 ha avuto alterne vicende, legate, in genere, all’andamento dell’economia e allo sviluppo di particolari ideologie ambientalistiche, tutte improntate, almeno in Occidente, ad uno scarso interesse per le condizioni economico-sociali delle popolazioni rurali e a beneficio della “Natura” provvidenziale a fini particolari (leggermente egoistici).
aveva un modesto rilievo a livello mondiale; a partire dagli anni ’80 l’importanza economica di questo tipo di agricoltura cresce ad un ritmo accelerato. Dagli anni ’70 si manifesta anche un crescente interesse da parte di ricercatori, agronomi e sociologi per ogni forma di agricoltura alternativa all’agricoltura “industriale”
l’Italia mantiene il primato mondiale per numero di DOP, IGP, STG, con 818 prodotti dei comparti Food e Wine, su 3.005 totali nel mondo, e 4 nuove registrazioni nel corso del 2017. Nel 2018
Da oltre un trentennio a questa parte un numero crescente di agronomi, biologi, studiosi di politica agro-alimentare ed operatori del settore hanno evidenziato che l’«agricoltura biologica» e il «Made in Italy» non potevano risollevare l’arretratezza economico-sociale delle campagne e di intere regioni e che i sussidi a questo tipo di pratica agricola e alle moltepici iniziative di marketing messe in atto dall’industria agro-alimentare per convincere i consumatori sulle eccezionali qualità dei prodotti “bio” non avrebbero migliorato le condizioni di vita della stragrande maggioranza degli agricoltori e allevatori italiani.
Molte limitazioni sull’applicazione di determinati presidi sanitari destinati al controllo o alla cura di patogeni animali e vegetali, testati scientificamente e rigidamente controllati dalle autorità sanitarie ed ambientali della UE, (Glifosato, OGM, antibiotici, ecc.) risultano funzionali alla creazione di nicchie di mercato privilegiando particolari lobbies senza garantire una migliore qualità organolettica e sanitaria dei cibi e dei rimedi “naturali” o “biologici”. Le voci che chiedevano, e tuttora chiedono, una maggior attenzione sul problema delle cosidette “agricolture alternative” e soprattutto un’analisi scientifica delle rese, delle qualità organolettiche e sanitarie dei prodotti esitati sul mercato come “biologici” in contrapposizione a tutto ciò che è “artificiale” per l’applicazione di fertilizzanti o di presidi chimici contro le patologie vegetali sono state in gran parte ignorate, subissate da un’intensa pervasiva propaganda delle virtù del “biologico”, del “naturale” e del “tradizionale” nella produzione e nel consumo dei prodotti agro-alimentari. Nell’opinione pubblica si è diffusa la credenza che esistessero delle agricolture “alternative” basate sul rifiuto all’uso di “pesticidi” (più correttamente “fitofarmaci”),di fertilizzanti, di prodotti “biotecnologici” e in genere di ogni sostanza dell’aborrita chimica e dell’infausta genomica.
La politica agraria nazionale è stata governata da falsi miti, propagandati da interessati dispensatori di sogni e chimere (il “Made in Italy” agroalimentare, i prodotti a “denominazione di origine controllata”, le “fierucole”, i “percorsi eno-gastronomici”, le “università del gusto”, la “agricoltura a chilometro zero”, etc.), che non hanno hanno contribuito a migliorare le condizioni di vita della stragrande maggioranza dei coltivatori ed allevatori nazionali, né a migliorare la sanità dell’ambiente. Al contrario hanno accelerato la scomparsa di molte aziende agro-zootecniche, l’accentuarsi della dipendenza da importazioni di prodotti alimentari, lo scarso ricambio generazionale degli agricoltori e il decadimento della ricerca scientifica e tecnologica del settore.
Ricerca, assistenza tecnica, istruzione, in costante declino, languono per mancanza di fondi e soprattutto per l’impossibilità di tenere il passo con l’evoluzione tecnologica e con i mutamenti geopolitici dell’agricoltura. Incapaci di far fronte allo strapotere del mercato agro-alimentare, che in questi anni ha considerevolmente aumentato i profitti a spese dei produttori; incapaci di far fronte ai condizionamenti dei servizi logistici e commerciali (e anche alla criminalità organizzata che in questo settore ha trovato un sostanziale radicamento8) le piccole e medie aziende agricole sopravvivono a stento. Agguerrite lobbies dell’agro-business monopolizzano la produzione e distribuzione dei generi alimentari di base trasformati in commodities – beni indifferenziati oggetto di speculative transazioni finanziarie internazionali. Gli assetti produttivi agro-zootecnici di intere aree geografiche sono condizionati nel loro sviluppo (e talvolta nella loro sopravvivenza) dall’andamento dei mercati sovranazionali e dai condizionamenti che derivano dalla concentrazione della produzioni di beni agricoli primari in alcuni stati o corporazioni internazionali.10
La diseguale distribuzione di redditto e di ricchezza riduce le possibilità di fruire di cibi sani e sufficienti e aggrava il fenomeno delle disparità alimentari all’interno della società, senza peraltro incidere sulla fame nel pianeta.
La ricerca e la sperimentazione di efficaci sistemi di produzione agro-zootecnica e di controllo ambientale è inibita da insensati divieti e da norme mercantili volte a consolidare e rafforzare posizioni oligopolistiche e nicchie di mercato controllate da poche realtà produttrici (divieto di sperimentare OGM, boicottaggio del genome editing – CRISP, limitazioni nell’uso di fitofarmaci, Glyfosato, concimazioni, ecc.). L’agro-ecologia e in genere lo studio dell’ambiente e degli ecosistemi ha perso ogni connotato scientifico, trasformandosi in ideologia, un “feticcio” di settari movimenti ecologisti. Al riparo di etichette diverse, (agricoltura organica, permacoltura, agricoltura integrata, agricoltura alternativa, agricoltura biodinamica, ecc.) si occultano pratiche agricole poco chiare e la distribuzione di prodotti di dubbia qualità organolettica (talvolta anche truffe e raggiri), che sfuggono agli attuali sistemi di controllo. Già nel 2001, studiosi dell’alimentazione e agronomi sulla base di dati vagliati scientificamente avevano rilevato che: «Nessuno ha mai documentato in modo diretto che il tipo di agricoltura additata da alcuni gruppi politici come il meglio di ogni alimentazione abbia in realtà vantaggi per la salute rispetto a quel modo di coltivare che utilizza i progressi delle conoscenze delle scienze agrarie e l’impiego di antiparassitari».11
Come si può notare dal proclama sui «Principi base della “agricoltura biologica”, si tratta di buone intenzioni condivisibili dalla stragrande maggioranza di agricoltori, operatori agro-alimentari e consumatori. Si tratta però solo di “pii desideri” (wishful thinking), rosee mete, futuribili realtà, se lo stato contingente dell’agricoltura e dell’economia fossero poste nella condizione di fornire sufficiente cibo per una popolazione globale in rapida crescita e , per lo più, urbanizzata, e qualora si fosse in grado di stabilire una governance12 dell’uso delle risorse e degli ecosistemi planetari, mentre non si è in grado di dirigere e controllare abusi ancorché locali e, men che meno, regionali o nazionali.
«Alla base della grande popolarità dei prodotti biologici vi è solamente ideologia, slogan ad effetto e mancanza di corrette informazioni scientifiche».13
Basti, a questo proposito esaminare questo manifesto sui principi dell’«agricoltura biologica», una rosea avveniristica meta, una visione onirica, universalmente condivisibile.
Chi infatti potrebbe opporsi a questa “agricoltura biologica”, governata da principi di base tanto elevati da far pensare al ripristino dell’Eden da cui furono discacciati improvvidi, golosi frugivori progenitori.
Nell’opinione pubblica è invalso ormai un uso distorto del termine “biologico”, sia per i prodotti alimentari o sanitari, dove il termine viene assimilato a “naturale”, “sano”, “genuino”, “tradizionale” ecc., sia per ogni pratica o processo produttivo che ipoteticamente non alteri un fantomatico “equilibrio” naturale, o disturbi “Gea”, “Natura” e consimili divinità.14
Credo non si possa ragionevolmente pensare che qualsivoglia dei numerosi tipi di agricoltura “alternativa” (o meglio “eteronoma”) sia in grado di precisare scientificamente ed operativamente le modalità di conseguimento, anche parziale, delle finalità indicate.
Gran parte della responsabilità della mancata o distorta informazione su questo ed altri temi dell’agricoltura (OGM, biotecnologie, agricolture “alternative”) si deve addebitare agli accademici e ai ricercatori di scienze agro-biologiche che non hanno saputo (o voluto) denunciare l’antiscientificità di determinate pratiche agricole e anche la pericolosità di un uso sconsiderato di prodotti “naturali” sia nell’alimentazione che nella cura di specifiche patologie. Gran parte delle organizzazioni di categoria e degli operatori hanno di fatto favorito questa deriva scientifica prospettando il miraggio di sovvenzioni pubbliche e di una crescente propensione all’acquisto da parte del pubblico, ignorando la struttura oligopolistica dei mercato agroalimentare che di fatto privilegia nell’acquisto di prodotti “bio” le realtà produttive con consistenti livelli di capitalizzazione.
Alcuni ricercatori svedesi, ma anche da un crescente numero di studiosi, tecnici e consumatori di prodotti “bio” europei, si sono posti queste semplici domande, alle quali raramente si danno risposte scientificamente provate e rigorosamente documentate, preferendo di regola (almeno nel nostro Paese) ricorrere a slogan o ad ottimistiche rassicurazioni mercantilistiche:15
- I consumatori ricevono effettivamente dei prodotti alimentari ed usufruiscono veramente di un ambiente migliore se acquistano “bio”?
- Le consistenti sovvenzioni pubbliche del “biologico”sono giustificate?
- I prodotti “bio” sono effettivamente privi di tossine?
- L’agricoltura “biologica” (organica) è in grado di fornire sufficente cibo?
- La quantità di elementi nutritivi immessi nei corsi d’acqua e nei fiumi sono effettivamente ridotte?
- L’agricoltura organica è adatta al clima?
- Il cibo organico è salutare?
Gli studi scientifici per dare delle risposte chiare e sperimentalmente comprovate a questi interrogativi sono assai limitati. Prevalgono studi ed indagini condotti mediante questionari ed interviste realizzate su campioni di aziende che praticano coltivazioni e metodi colturali diversi, raggruppati sotto la generica definizione di agricoltura “biologica” o “organica”. IFOAM dà la seguente definizione: «L’agricoltura biologica è un sistema di produzione che sostiene la salute del suolo, dell’ecosistema e delle persone. Si basa su processi ecologici, biodiversità e cicli adatti alle condizioni locali, piuttosto che sull’uso di input con effetti avversi. L’agricoltura biologica combina tradizione, innovazione e scienza perché l’ambiente condiviso ne tragga beneficio e per promuovere relazioni corrette e una buona qualità della vita per tutti coloro che sono coinvolti.16
Nei giorni 15 – 17 nov. 2018, il Politecnico di Milano ha ospitato un convegno della ‟Associazione per l’agricoltura biodinamica”, intitolato «Innovazione e ricerca, alleanze per l’agro-ecologia». Scorrendo rapidamente il programma, si può constatare che il tema della «ricerca ed innovazione in agricoltura» era del tutto marginale, mentre preponderante era l’interesse a promuovere commercialmente l’«agricoltura biodinamica» e le cosiddette produzioni agro-zootecniche «biologiche».
Preponderanti le comunicazioni di aziende “biodinamiche” certificate, di gruppi o associazioni impegnati nello “sviluppo sostenibile”, nella difesa della “biodiversità”, nel perseguimento del “benessere” materiale e spirituale o nell’affermazione di una “estetica” del paesaggio e del “Creato”. Scarne e limitate le relazioni “scientifiche” improntate su una sana genericità, avulse da un analisi della situazione effettuale dell’agricoltura e della zootecnia nazionale, piuttosto autoreferenziali.17
Agli organizzatori e sponsorizzatori del Convegno interessava infondere il convincimento che l’«agricoltura biodinamica» fosse una innovativa tecnica agraria per la produzione di beni “bio-ecologici” salutari, saporiti ed ecostenibili, superiori a quelli «biologici» ed «organici» tradizionali. È stato quindi enfatizzato anche il merito di questa pratica agronomica per la salvaguardia dell’ambiente, per la protezione della biodiversità, per l’abbattimento dell’anidride carbonica atmosferica e per il risparmio energetico ed idrico.
Per dare una parvenza di scientificità a questa pratica agronomica basata sulla visione antroposofica del mondo del teosofo esoterista Rudolf Steiner, si è cercato l’appoggio del Politicnico di Milano. Questa sponsorizzazione doveva indurre il pubblico a considerare la «agricoltura biodinamica» un indirizzo agronomico scientifico e un modo “bio-ecologico” innovativo di coltivare la terra e di allevare il bestiame, in grado di salvaguardare sia la salute dei consumatori, che la “sostenibilità” ambientale.18
Alla manifestazione hanno dato lustro varie personalità istituzionali,19 associazioni “bio-ecologiche”, aziende e imprese agricole “biologiche” e “biodinamiche”, “certificatori” dell’agroalimentare, supermercati ed esperti di marketing, studi professionali di architettura paesaggistica ed altri soggetti direttamente o indirettamente interessati a curare l’immagine estetica e sopratutto economica del «biologico-biodinamico».20
Il carattere mondano della manifestazione, la presenza di molte “autorità”, la ben curata regia di presentazione dell’evento, e l’accorta propaganda per il lancio della «agricoltura biodinamica» faceva presumere che si trattasse di una “innovazione” in grado di fornire prodotti “naturali” più salutari e gustosi, superiori dei tradizionali cibi “biologici” in quanto dotati dell’elemento aggiuntivo “dinamicità”.
Equivoco del tutto comprensibile per l’uso disinvolto dei termini “biologico” e “biodinamico”, impiegati come sinonimi o metafore per designare ogni pratica o prodotto “naturale”, di per sé “salutare”, “sostenibile”, “salvifico” per l’ambiente “olistico” (presente e futuro) e “testimone” di uno stile di vita assennato e responsabile. Insomma il “ritrovato miracoloso” per rinnovare la catatonica agricoltura nazionale e fornire prodotti bienfaisants per il mitico agroalimentare “Made in Italy”.21
L’intensa battaglia propagandistica in concomitanza con la presentazione alla Camera del «Testo unificato sulla produzione agricola con metodo biologico» stava ad indicare palesemente che la manifestazione mirava a sollecitare il Mipaaft ad inserire il «biodinamico» tra le produzioni “biologiche” finanziabili dall’UE, e a promuovere l’uso di prodotti “biologici”.
Gli aiuti dell’UE all’agricoltura biologica, che in passato hanno avuto un significativo incremento, saranno con il Brexit ridotti per un ammontare superiore a 25% e tutte le misure per froneggiare l’impatto ambientale dell’agricoltura verranno limitate o abbandonate dal momento che la Corte dei Conti europea ha valutato che esse «non apportano alcun beneficio per l’ambiente mentre aumentano la complessità delle procedure per il sostegno al reddito.22
La martellante campagna mediatica sui benefici del «biodinamico» trovano quindi probabile giustificazione nella preoccupazione per la riduzione dei finanziamenti all’«agricoltura biologica» e d’altra parte possono costituire un’opportunità per creare un potente cartello dell’agricoltura bio-ecologica e un’efficiente filiera agro-alimentare per il controllo di un’importante fetta del mercato bio. Il supporto del Politicnico milanese alla manifestazione doveva quindi indurre il pubblico a credere che il «biodinamico» fosse un ritrovato scientifico avallato da competenti ricercatori.24
Il «Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali» che, come di consueto, aderisce a qualsivoglia iniziativa ministeriale senza consultarsi con gli Ordini periferici, è stato censurato dalla Federazione degli Ordini della Lombardia (Comunicato Stampa FODA-Lombardia), che ha posto in rilievo il carattere pseudoscientifico dell’«agricoltura biodinamica» e l’operazione di marketing della lobby biodinamica.[/note]
Di fronte all’uso strumentale della sponsorizzazione del Politecnico da parte dei sostenitori della pseudoscienza steineriana, la senatrice Elena Cattaneo ha esternato un garbato dissenso per l’iniziativa, sollecitando il Rettore del Politecnico a non dare spazio a movimenti ed ideologie antiscientifiche, che “allontanano cittadini e politici dalla realtà”.
«È sorprendente e allarmante che in una sede scientifica così prestigiosa si scelga di ospitare, figurandovi come “in collaborazione”, un “convegno sulla biodinamica”’, vale a dire una delle pratiche più antiscientifiche che esistano» ha affermato stupita la Senatrice scienziata, nota anche per il suo impegno nel contrastare pratiche anti-scientifiche.25
Questa presa di posizione mirava ad evitare la diffusione di false aspettative su presunti effetti benefici di pratiche agronomiche “esoteriche”, decantate come “scientifiche”, perché la sponsorizzazione di una prestigiosa istituzione universitaria e la nutrita partecipazione al convegno di personalità istituzionali, di ricercatori e imprenditori poteva facilmente indurre il pubblico a credere che l’agricoltura “biodinamica” fosse un perfezionamento dell’agricoltura “biologica” e costituisse un innovativo sistema agronomico “bio-ecologico” maggiormente rispettoso della salute e ambiente.
All’interrogativo della Senatrice, se l’ateneo e i suoi ricercatori fossero informati e concordassero sull’esigenza di evitare commistioni tra teorie scientifiche e credenze mistiche hanno risposto vari studiosi, sottoscrivendo un appello in cui si denuncia questa inopportuna confusione tra la “pseudoscienza” magico-alchemica dell’agricoltura «biodinamica» e le storiche consolidate «scienze agrarie».
«Il rischio maggiore derivante dal dare ospitalità a un evento di questo genere è che il nome del Politecnico di Milano, una delle istituzioni scientifiche di maggiore prestigio europeo e mondiale, venga poi usato per dare credito a realtà che invece pongono la negazione della validità del metodo scientifico alla base della propria esistenza».
In effetti, si sta assistendo non solo alla commistione di “fatti” scientificamente provati con “opinioni” personali, dettate da un “buon senso” antico o derivate da un’antica “saggezza popolare”, ma anche al rinascere e diffondersi di teorie “esoteriche” improntate di magico, di occultismo e di spiritualismo che, intenzionalmente o inconsapevolmente, vengono avallate da istituzioni e personalità accademiche.
Una congerie di associazioni, di enti ed organizzazioni spacciando «… teorie “alternative” succhiano credibilità e autorevolezza dall’istituzione che le ospita» e sono «… la punta dell’iceberg di una galassia di persone e associazioni che utilizzando luoghi e loghi ufficiali compiono quotidianamente un’opera di “parassitismo istituzionale”».26
L’appello sottoscritto da oltre duecento ricercatori, è stato pressoché ignorato dalla stampa, con la lodevole eccezione del quotidiano il “Foglio” che già in precedenza aveva denunciato l’uso strumentale della sponsorizzazione universitaria per ostentare una inesistente scientificità della «biodinamica».27
I rilievi sull’anti-scientificità della «biodinamica» e sulla inopportunità che il Politecnico partecipasse a questa iniziativa ha suscitato, come prevedibile, la violenta reazione degli organizzatori del convegno e dei cultori della materia, che si sono appellati alla libertà di ricerca insidiata, a loro avviso, da antagonisti illiberali e oscurantisti.
«Abbiamo assistito nei giorni scorsi a un’offensiva scomposta e violenta contro la biodinamica, un settore che incontra un successo crescente di consumatori e agricoltori, che aiuta commercio ed export» ha dichiarato indispettita la presidentessa onoraria del FAI (Giulia Maria Mozzoni Crespi), pioniera della biodinamica, mentre il Presidente della «Associazione per l’agricoltura biodinamica» (Carlo Triarico), interrogato in merito, fa presente che “c’è una lettera con 53 firme di docenti e ricercatori che ci difende”.
Gli estensori di questa “lettera aperta” lamentano che «Negli ambienti accademici sono state diffuse altre lettere, anche di non esperti nei settori scientifici, nelle quali si evita accuratamente di prendere in considerazione i risultati delle numerose sperimentazioni disponibili, mentre ci si attacca a frasi di testi di altri tempi, accomunando così la biodinamica a posizioni antiscientifiche, come quelle dei No-vax».
Da chi è insidiata la «libertà della scienza»?
Secondo i firmatari del documento, la «libertà della scienza» è messa in pericolo da quei ricercatori che chiedono di «non dare spazio a cose che sono fuori dal campo del metodo scientifico» e da quanti sostengono che la «agricoltura biodinamica», analogamente alla «medicina biodinamica» e alle pratiche “esoteriche” dell’antroposofia, va annoverata tra le “pseudoscienze”.28 E poi da tutti i «non esperti nei settori scientifici» che osteggiano la «©biodinamica», perché invidiano il successo commerciale di questi prodotti “bio-dinamicamente” superiori, rispetto alle anonime derrate alimentari tradizionali; da tutti coloro che nutrono «astio e disprezzo nei confronti degli agricoltori biologici» e vogliono introdurre i detestati «OGM» e le temibili «biotecnologie», e infine da quanti guardano con un certo scetticismo i prodotti “bio-ecologici”, “omeopatici”, “naturopatici”, “naturali” nelle infinite declinazioni commerciali.
La richiesta di chiarezza e di rigore metodologico nel connotare le manifestazioni pubbliche, evitando, per quanto possibile, di ostentare come “scientifiche” delle iniziative promozionali che nulla hanno di “scientifico”, è stata trasformata in una contrapposizione insanabile tra partigiani della «libertà della scienza» e «censori» della libertà di ricerca e opinione. In definitiva si vuol far credere che la «scienza ufficiale» vuol imporre il bavaglio alla «scienza alternativa» rappresentata, in questo caso, dalla «agricoltura biodinamica» e, in altre occasioni, dalle “cure alternative” applicate a piante, animali e umani. Questo appello alla «libertà della scienza» è una ridicola digressione per evitare di affrontare il problema della diffusione di teorie antiscientifiche nelle istituzioni accademiche e del crescente disprezzo nei confronti delle “competenze” e dei “sapientoni” che pretendono di parlare non in base al “sentito dire” ma su analisi fattuali condotte scientificamente.29
Questo sfuggire al confronto tecnico-scientifico sul tema dell’«agricoltura biodinamica» e rifugiarsi dietro il comodo paravento della libertà di discussione e di ricerca, è un preoccupante venir meno ai doveri deontologici di ricercatori e docenti. Se poi si parla di incompetenza ed arrogante ignoranza, la situazione a casa nostra è simile (se non peggiore) a quella degli USA, con l’aggravante che i politici nostrani oltre ad essere luminosamente incompetenti sono anche ignoranti e spocchiosi come si può constatare dalla discussione al Senato del «Testo unificato su agricoltura biologica», e dall’assoluto disinteresse per le argomentazioni tecnico-scientifiche dell’«Appello degli esperti al Parlamento: il futuro dell’agricoltura non e’ nel bio, ma nel ricorso alle migliori tecnologie disponibili».
Si critica il fatto che si sia dato un avvallo “scientifico” a questa manifestazione palesemente indirizzata a promuovere prodotti e produttori “©biodinamici” e, in definitiva, si disapprova che si sia assunto un ruolo attivo nel propagandare l’agricoltura «©biodinamica», disciplina “esoterica” fondata da Rudolf Steiner nel 1924, da annoverare tra le “pseudoscienze” partorite dalla “Antroposofia”, movimento «Specializzato nelle ricerche sulla reincarnazione, il karma, la christologia e lo studio delle gerarchie spirituali».30
Quello che si contesta è che l’agricoltura «©biodinamica» possieda una qualsivoglia “scientificità”: che le pratiche di cattura dell’«energia cosmica» con il «corno-letame» e i magici intrugli omeopatici steineriani, combinati con l’astrologia siano in grado di fornire prodotti agricoli o zootecnici qualitativamente e quantitativamente migliori di quelli conseguibili con le pratiche basate sulla «scienza agronomica».31 Oltre ad essere “anti-scientifica” l’«agricoltura biodinamica» può risultare dannosa per le coltivazioni, favorendo l’insorgenza e la diffusione di patogeni nell’ambiente, il progressivo impoverimento della fertilità con conseguenti riduzioni di produzione e poi, come hanno osservato molti agronomi ed ecologi, non riduce affatto le emissioni di CO2, non favorisce la “biodiversità”, né l’accumulo idrico.32
I firmatari della “lettera aperta” premettono di non avere “conflitti di interesse” e di non essere interessati ad «entrare nel merito dei risvolti filosofici di questa associazione».33 Mi pare ridicolo, appellarsi alla “libertà della scienza” per sollecitare un confronto con questa “pseudoscienza” dai connotati magico-alchimistici, e atteggiarsi a vittime di censure da parte di colleghi, che rifiutano a priori di essere inclusi a questa fiera dell’irrazionalità. I “difensori” della «libertà della scienza» evidentemente sono ignari che la «©biodinamica» si fonda proprio sulla “filosofia esoterica” steineriana e gli aderenti al movimento si impegnano a seguire le «Norme direttive per l’autorizzazione dell’uso dei marchi « ©DEMETER » e « ®BIODYNAMIC », applicando le «Le particolari basi conoscitive dell’agricoltura biodinamica … date dal corso di Rudolf Steiner «Fondamenti scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura». Forse non è elegante associare «la biodinamica a posizioni antiscientifiche, come quelle dei No-vax», ma è piuttosto sconcertante che i firmatari dell’appello accettino veti sulle ricerche e sperimentazioni delle bio-tecnologie e d’altra parte sollecitino “aperture” a pratiche “esoteriche”, “pseudoscientifiche” patrocinate da interessi mercantili, che confliggono con il progresso socio-economico dell’agricoltura.
A questo punto, è opportuno che i firmatari segnalino quali e dove siano pubblicati «i risultati delle numerose sperimentazioni disponibili» sull’agricoltura “biodinamica” steineriana, perché il relatore al Convegno (Gaio Cesare Pacini) afferma di aver trovato «al momento poche pubblicazioni su agricoltura biodinamica e tutte molto recenti» e che «a partire dal 1990 il numero delle pubblicazioni riguardanti l’agricoltura “biodinamica” ammonta a 62».34
Per verificare se esistono effettivamente prove scientifiche che confermano l’efficacia pratica della “biodinamica”, Enrico Bucci ed Ernesto Carafoli hanno esaminato le meta-analisi sui vantaggi derivanti dall’applicazione del “biodinamico” (e “biologico”) segnalati con maggior frequenza dai sostenitori di queste pratiche colturali. Gli autori hanno riscontrato che la conclamata maggior frequenza di microorganismi benefici è un «artefatto di misurazione» in quanto transeunte, limitato ad un breve spazio temporale in prossimità dell’applicazione della concimazione organica. «Anche la maggior quantità nel suolo di materia organica in conseguenza dei trattamenti biologici e biodinamici potrebbe essere un artefatto di misura», e «…nel caso dell’agricoltura biodinamica, non solo scompaiono gli effetti positivi: si ha addirittura un bilancio negativo dei nutrienti, con depauperazione dei suoli».35
Il Presidente della «Associazione per l’Agricoltura Biodinamica» (Carlo Triarico) è convinto invece dell’esistenza di studi “scientifici” (basati quindi su prove sperimentali) che comprovano che «… la biodinamica favorisce la biodiversità, migliora la fertilità del terreno e la qualità dei prodotti agroalimentari». Egli afferma inoltre che «secondo la Cambridge University i preparati biodinamici hanno un impatto positivo in termini di consumi energetici e di contrasto all’inaridimento del suolo». Peccato che l’asserzione (statement) di questa prestigiosa università non sia adeguatamente documentata e non si possa verificare se, quando e in quale contesto sono stati fatti questi rilievi e come siano stati avvalorati i dati acquisiti.
Ricordo che 35 anni fa, analizzando gli studi sulle coltivazioni “biodinamiche” steineriane si rilevava che «molte delle sue indicazioni non possono essere provate per la semplice ragione che non si possono fare delle chiare ipotesi scientifiche dal momento che le sue descrizioni non erano chiare e precise. Quelle predizioni che possono essere verificate scientificamente sono state trovate sbagliate. Si è concluso che le istruzioni di Steiner sono occulte e dogmatiche e non possono contribuire allo sviluppo di un’agricoltura alternativa o sostenibile».36
Se gli effetti della “biodinamica” (e del “biologico”) fossero effettivamente quelli descritti (ma dovrebbero essere anche “scientificamente comprovati), ci troveremmo di fronte ad una nuova «Rivoluzione verde» (Green Revolution), perché captando, nella fase astrale appropriata, l’energia cosmica nel “corno-letame” di una giovenca primipara, con l’aggiunta di quarzo e di dosi omeopatiche di alcuni preparati della «Demeter®» avremmo risolto il problema della nutrizione planetaria e financo i problemi energetici ed ambientali cosmici.
Si può concordare che «l’approccio scientifico è l’opposto della guerra di religione: è basato non sull’affermazione di una fede e sulla scomunica di chi non si adegua, ma sul presupposto del dubbio che spinge a continui progressi».37
In effetti, il dubbio scientifico è congenito alla scienza, la quale non ricerca né trova mai la “verità” (magari con la maiuscola), ma sperimenta, mette alla prova delle ipotesi, cercando una convalida sperimentale, tale che possa essere verificata da altri, in un continuo processo di scoperta e correzione.
A mio avviso, è arduo un confronto in merito alla scientificità e validità del metodo agronomico proposto e sui vantaggi sociali ed economici che possono derivare agli agricoltori e alla società dall’agricoltura “biodinamica”, presentata dal Presidente della «Associazione per l’Agricoltura Biodinamica».
Mi risulta piuttosto ostico accettare che le esperienze “esoteriche” descritte possano essere meritevoli di discussioni e di indagini “scientifiche” e ritengo assai difficoltoso accertare sperimentalmente l’efficacia delle pratiche colturali biodinamiche descritte. Non conosco metodi scientifici per appurare in quale misura l’apporto di “corno-letame”, associato ai preparati omeopatici steineriani applicati durante le prescritte fasi astrali, influisca sulla quantità e qualità dei prodotti ottenuti. Del resto, del mio stesso parere sono molti studiosi di varie discipline scientifiche, perché molte affermazioni di Steiner non si possono comprovare scientificamente in quanto afferenti a concezioni metafisiche (influenza astrale, radiazioni cosmiche, cattura di energia cosmica, ecc.) e quelle ipotesi che si possono testare sperimentalmente si sono dimostrate non corrette.
Holger Kirchmann a conclusione della sua meta-analisi dell’«agricoltura biodinamica», afferma: «Molte delle sue [di Steiner] asserzioni non sono accertabili per il semplice fatto che non si possono avanzare delle ipotesi scientifiche inequivocabili dal momento che molte delle sue descrizioni erano poco chiare e prive di rigore. Le ipotesi che si possono valutare scientificamente si sono rivelate sbagliate. Si è concluso che le istruzioni di Steiner sono occulte e dogmatiche e non possono contribuire allo sviluppo di un’agricoltura alternativa o sostenibile».38
Penso che in questi casi la “fede” possa aiutarici più della “scienza”, in fondo si tratta di aver fiducia in una pratica “omeopatica” di cura del suolo e confidare speranzosi che gli astri congiungendosi nel momento appropriato per le semine e le altre pratiche agricole favoriscano il raccolto.
«L’ignoto e l’incomprensibile godettero di un favore non più conosciuto dal tempo dell’età romantica» e «…. la voga di queste cose, un tempo prevalente tra gli autodidatti di sinistra, tendeva adesso a spostarsi a destra. Questo perché le discipline eterodosse non erano più, come una volta, sedicenti scienze quali la frenologia, l’omeopatia, lo spiritualismo e altre forma di parapsicologia, che godevano il favore di chi diffidava della cultura convenzionale del “sistema”, ma costituivano il rifiuto della scienza e di tutti i suoi metodi».39
Molti dei suoi più loquaci campioni appartenevano al sottomondo o demi-monde dell’intelligenza, e oggi sono dimenticati: Noi tendiamo a dimenticare la voga dell’occultismo, della negromanzia, della magia e della parapsicologia (che interessava alcuni intellettuali inglesi di primo piano) e di varie forma di misticismo e della religiosità orientali che dilagarono nelle frange della cultura occidentale……(ignoto e l’incompensibile …ecc.).
Rudolf Steiner, teosofo, esoterista austriaco, nato a Kraljevic (a quel tempo cittadina dell’Impero Austro-Ungarico) nel 1861, morto 1925 a Dornach (Svizzera). Fondatore dell’antroposofia, autore di numerosissimi scritti, conferenze sui più svariati argomenti (filosofia, teosofia, occultismo, pedagogia, agricoltura, ecc.). Architetto progettista di centri culturali (Goetheanum); iniziatore delle scuole cosiddette steineriane (Pedagogia di Waldorf); ideatore dell’agricoltura biodinamica, dell’euritmia, creatore (unitamente alla dottoressa Ita Wegman) della Clinica terapeutica di Arlesheim (Svizzera), con succursali in tutto il mondo, per l’applicazione delle terapie e farmaci antroposofici; artefice dei Centri di accoglienza per bambini e giovani con problemi psico-fisici; cultore di varie discipline (matematica, fisica, pittura, scultura, musico-terapia, astrologia, drammaturgia, economia, psicologia, ecc.) e autore di una mole imponente di scritti (370 volumi) e conferenze (oltre seimila), raccolti nell’Opera Omnia (Gesamtausgabe) edita dalla Rudolf Steiner Verlag.
A Dornach (Svizzera) nell’imponente edificio Goetheanum, architettato dall’eclettico filosofo esoterista, risiede la «Società antroposofica universale», fondata nel 1923. Si tratta di un vero e proprio impero che annovera molteplici iniziative (sociali, psico-pedagogiche, sanitarie, agricole, filosofiche, teologiche, educative, fisioterapiche, ecc.) con interessi economici, diffusi in tutto il mondo. Alla Società afferiscono almeno 1850 Giardini d’infanzia; 1100 stabilimenti scolastici (Steiner-Waldorf ripartiti in 65 paesi, la «Libera Università di Scienza dello Spirito», dispone di appoggi nazionali ed internazionali in grado di influenzare scelte politico-sociali in vari campi.40 maschera da agricoltura alternativa “biologica”, “organicistica”, di lo “pseudo-scienziato” «…denigrando gli avversari cerca diffondere i propri sogni e le proprie chimere, offrendo, a chi voglia provarne il potere, sementi e preparati che ne incorporino le virtù taumaturgiche».41
Non si può quindi essere accusati di “dietrologia”, se si afferma che il Convegno è stato una ben orchestrata operazione di marketing. Si è cercato di ammantare di paramenti scientifici una nuova linea di prodotti agroalimentari «biodinamici» garantiti dalla «filiera» dei produttori «biodinamici», muniti di copyright “Biodynamic®” e della Certificazione rilasciata dalla «Demeter International Organization».42
Applicando gli standards stabiliti dalla “Demeter®” «… si può portare un’azienda agricola a diventare un organismo vivente» e, con un contratto di sub-licenza per l’uso dei marchi, si garantisce di «… promuovere e tutelare la qualità della produzione, della lavorazione e della distribuzione dei prodotti agricoli secondo le indicazioni del metodo biodinamico in agricoltura sulla base del contenuto di pensiero di R. Steiner pubblicato nelle sue conferenze di agricoltura del giugno 1924 “impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura”».
- Antonio Saltini, 2002, «Agricoltura biologica: le fondamenta nella scienza, o le radici nella superstizione?».
- Antonio Saltini. “Scienza e storia per la comprensione del futuro”. Apple Books. p. 19.
- Small Is Beautiful è un libro di Ernst Friedrich Schumacher, pubblicato nel 1973, che mette in discussione il paradigma di economico occidentale, imperniato su consumismo, grande industria e centralismo organizzativo, per creare una “economia buddista” fondata su principi etici e spirituali di rispetto della natura e di un uso parsimonioso delle risorse.
- Antonio Saltini ha lucidamente messo in evidenza questa situazione che vede non solo movimenti ecologisti schierati contro ogni innovazione scientifica, ma anche la pervasiva diffusione di concezioni antiscientifiche e di pratiche esoteriche in agricoltura (vedi, “Agricoltura biologica: le fondamenta nella scienza, o le radici nella superstizione?”)
- La scienza cerca di definire la realtà fattuale delle cose e delle leggi che condizionano i fenomeni, indipendentemente da credenze e pregiudizi, fondandosi su osservazioni, misure e sperimentazioni condotte con metodo scientifico e logico condiviso.
- La letteratura scientifica internazionale definisce «agricoltura organica» il sistema produttivo che agisce in conformità ai processi ecologici, mirando a salvaguardare la biodiversità, la sanità dei terreni e le caratteristiche degli ecosistemi in modo da garantire l’equilibrio ambientale e il benessere della popolazione locale, evitando l’uso di inputs esterni con effetti sfavorevoli. Questa forma di agricoltura dovrebbe combinare tradizione, innovazione e scienza a beneficio dell’ambiente comune e promuovere relazioni eque e una buona qualità della vita per tutti i soggetti coinvolti (Organic Agriculture – IFOAM) Adelaide, Australia, 2005). Nel nostro Paese i fautori dell’agricoltura che impiega esclusivamente mezzi “naturali” (?) ed esclude l’uso di prodotti chimici “artificiali”, viene definita «biologica» con un palese intento polemico.
- Alcuni studiosi fanno risalire agli anni venti del secolo scorso l’origine dell’agricoltura «organica», facendo di Rudolf Steiner un illuminato promotore dell’agricoltura «biodinamica» contraria ai fertilizzanti minerali e fautrice di sistemi agricoli “olistici” basati su aziende a ciclo chiuso e considerate come “organismi”. Si tratta ovviamente di una delle tante “bufale” propagandate per sostenere la naturalità biologica, anzi addirittura la “(bio)dinamicità” dei prodotti certificati «©Demeter», scordandosi probabilmente che nel Dopoguerra (Prima Guerra Mondiale) la situazione economica e sociale della Germania era, a dir poco, catastrofica e i grandi proprietari terrieri (Junkers) erano assai riluttanti ad investire nei latifondi dove i contadini si sostenevano con le scarse risorse lasciate loro dalla proprietà. La stragrande maggioranza degli agricoltori globali usa come fertilizzanti letame o deiezioni animali ed umane, quando non le utilizza come combustibile.
- Vedi, a questo proposito, il «6° Rapporto sui crimini agro-alimentari in Italia» e i vari interventi dello «Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare».
- Basti a questo proposito ricordare le rivolte in alcuni paesi del Bacino mediterraneo (la cosiddetta Primavera araba) in seguito all’aumento dei prezzi del pane e del carburante (2000). Ora queste corporazioni agro-alimentari hanno intravisto nel seducente appellativo «agricoltura biodinamica», appoggiato da
Il panorama economico dell’economia agraria nazionale è quindi tutt’altro che roseo: sono certamente aumentate le esportazioni di prodotti agro-alimentari italiani, ma nel contempo si è resa necessaria l’importazione di prodotti agro-zootecnici per colmare il deficit produttivo nazionale. La dipendenza dell’agro-alimentare italiano da importazioni estere rimane tuttora elevata; i ripetuti fideistici appelli alla costituzione di “filiere” per frenare l’iniqua distribuzione dei mezzi di produzione (lavoro, terra, capitale) hanno accentuato la dipendenza dei produttori ad un sistema di distribuzione e di commercializzazione accentrato, con caratteri oligopolistici.9Il valore di produzione di un’azienda agricola italiana, si aggira sui 55.000 euro, (10 anni fa ammontava a circa 30.000), mentre la media europea si aggira attorno a 38.000 euro (in Germania 200.000 euro e in Francia 155.000). Tra il 2007 ed il 2017, l’export è cresciuto del 43%, (6,6 miliardi di euro), ma l’import è aumentato in misura maggiore (+50%), (12,7 miliardi di euro), con un saldo negativo di 6,1 miliardi di euro. (Fonte: ISMEA, «La bilancia commerciale agroalimentare nazionale nel 2017», Roma, 26/03/2018).
- S. Garattini, Il miraggio dell’agricoltura biologica, Negri News 131, n. 2, giugno 2001.
- Elegante (franco-) anglicismo di orgine aziendale che ha preso piede nel 1994 e ha avuto in seguito ampia diffusione. Indicava il “modo di dirigere” un’azienda («corporate governance»), « il metodo e la struttura organizzativa con la quale si distribuisce il comando tra i dirigenti di un’impresa» (Treccani.it). Traslato «dal grattacielo coi vetri a specchio siamo passati ai consessi degli organismi che tengono (o credono di tenere) il pallino dell’economia internazionale nelle loro mani, e agli organismi internazionali che hanno l’illusoria presunzione di controllare fatti e fenomeni globali» (Governance, Treccani). Come autorevolmente segnalato dall’Accademia della Crusca, il termine corrispondente italiano è «governanza» facendo rivivere un nostro vocabolo antico (Claudio Marazzini e Alessio Petralli: La lingua italiana e le lingue romanze di fronte agli anglicismi. Accademia della Crusca, goWare, Firenze, 2015). Ma è ormai invalso l’uso di adottare anglicismi funzionali a stupire ed ingannare il pubblico.
- S. Fuso, Pinocchio e la scienza. Edizioni Dedalo, Bari, 2006, p. 324.
- «Contro le regole del lessico, parlare di agricoltura “biologica” significa, nel linguaggio comune, parlare delle pratiche agrarie applicate da chi condanna come dannosa, all’integrità dell’ambiente e alla salute dei consumatori, la tecnologia invalsa presso la maggioranza degli operatori agricoli. Lo storico della scienza che rifiutasse la palese improprietà potrebbe, credo, definire le pratiche agrarie nate da quella condanna agricolture eteronome». (A. Santini, Le agricolture “biologiche”: avanguardia o devianza nel progresso agronomico?).
- Do consumers get better foodstuffs and a better environment when they buy organic? Are the wide-ranging political subsidies justified? Are organic foods free from toxins? Can organic production provide enough food? Are nutrient losses to our streams and rivers really reduced? Is organic farming climate smart? Is organic food more wholesome? (Holger Kirchmann, Lars Bergström, Thomas Kätterer and Rune Andersson, «Dreams of Organic Farming: Facts and Myths». Fri Tanke förlag www.fritanke.se, info@fritanke.se, 2016).
- «Organic agriculture is a production system that sustains the health of soils, ecosystems and people. It relies on ecological processes, biodiversity and cycles adapted to local conditions, rather than the use of inputs with adverse effects. Organic agriculture combines tradition, innovation and science to benefit the shared environment and promote fair relationships and a good quality of life for all involved». È evidente che qualsivoglia azienda agricola può asserire di possedere i requisiti e le caratteristiche rispondenti a questa generica e accattivante definizione. In effetti una classificazione dell’agricoltura biologica sulla base di elementi così vaghi e sfuggenti, quali la combinazione di tradizioni, scienza, e innovazione oppure la difesa della biodiversità o della sanità dei terreni e degli ecosistemi, è assolutamente inutile, perché priva di significato statistico informativo.
Del resto se si analizzano i dati sulla diffusione mondiale dell’agricoltura organica (biologica) si può notare che in Europa i paesi con una elevata percentuale di aziende che affermano di praticare un’agricoltura organica sono il - Un paio di mesi dopo il Convegno, i pastori sardi, esasperati dallo strozzinaggio della rete di trasformazione e distribuzione, verseranno il latte per le strade per far sapere a quanto ammonti la remunerazione del loro lavoro. Nella stessa situazione si erano trovati i produttori di pomodori in Sicilia, i vivaisti toscani e liguri, e poi tanti altri agricoltori che non sono in grado di reggere la concorrenza internazionale, i crescenti costi di produzione, i gravosi balzelli fiscali e amministrativi.
- Nel 2016 il Rettore della Bocconi, Andrea Sironi, coinvolto in un’analoga manifestazione aveva dichiarato la propria estraneità all’iniziativa, assicurando una maggior attenzione nel concedere l’avvallo scientifico a questo genere di iniziative. Anche in quella occasione molti enti pubblici e personalità istituzionali ed accademiche avevano appoggiato l’iniziativa, e, di fronte allo schieramento di “forze di questa natura”, il Rettore era stato costretto a dare l’ok. Evidentemente è costume di questa lobby biodinamica far pressioni per avere l’avvallo di istituzioni scientifiche a fini propagandistici.
- Marco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo; Paolo De Castro, Primo Vice Presidente Commissione Agricoltura e sviluppo rurale – Parlamento europeo; Alessandra Pesce, Sottosegretario di Stato Mipaaft; Giuseppe Sala, Sindaco di Milano; Anna Scavuzzo, Vicesindaco di Milano; Stefano Boeri, Presidente della Triennale di Milano; Giulia Maria Crespi, Presidente Onorario FAI (Fondo Ambiente Italiano) ed altre personalità.
- Tra le aziende agricole più note si segnala: Naturaplan; Azienda agricola Cascine Orsine; Friedrich Wenz GmbH; Italia che cambia; Podere Forte; La Calamita rosa. Hanno partecipato inoltre: Coldiretti; Federbio, Barilla G. e R. Fratelli S.p.A., EOSTA Coop, Esselunga, Unicop, Demeter®, Ars Lineandi e Studio Forma e Flusso, Consiglio Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali – CONAF, ricercatori del CREA e di varie università.
- Il termine “Biodinamica” («Sinon., raro, di bioenergetica, studio delle trasformazioni di energia negli organismi viventi». a) In biologia, che si riferisce alla relazione dinamica tra gli organismi e l’ambiente; b) nelle scienze agrarie, di sistema di coltivazione che impiega esclusivam. fertilizzanti organici: agricoltura biodinamica» (Treccani). Secondo i “biodinamici”: « Il nome “Biodinamica” ha due radici: “bio” indica che si agisce rispettando le leggi della vita, “dinamica” sottolinea che si tiene anche conto delle “forze” (o principi organizzatori) che agiscono nelle e sulle sostanze». Evidente la distorsione semantica e insieme l’assoluta insignificanza della definizione: cosa significa agire “rispettando le leggi della vita” (un’assicurazione che non si agisce come dei killer (?) o che altro (?). Quali sono le “forze” (“principi organizzatori” (?) di che (?) che “agiscono nelle e sulle sostanze” (?). Definizioni campate in aria, “esoterismi” per “iniziati”, non linguaggio scientifico. Tra poco ci sarà qualcuno che sosterrà la necessità di indagare sul «flogisto» con buona pace di Lavoisier, e del suo «principio della conservazione della massa di ogni elemento chimico alla base della chimica», tanto poco compreso ed amato dai “biodinamici”.
- Rapport spécial n° 21/2017: Le verdissement: complexité accrue du régime d’aide au revenu et encore aucun bénéfice pour l’environnement, Luxembourg, 12 decémbre 2017». Mi sembra che la lapidaria conclusione del Rapporto «L’inverdimento manca di una logica di intervento pienamente sviluppata con valori-obiettivo ambiziosi e chiaramente definiti e la sua dotazione finanziaria non è direttamente collegata al conseguimento degli obiettivi climatico-ambientali della politica» evidenzi chiaramente il carattere di “sostegno al reddito” di questo provvedimento e insieme la mancanza di un ritorno positivo dell’investimento, dal momento che, (2013/18) «i cambiamenti apportati dall’inverdimento alle pratiche agricole interessino soltanto il 5 % circa di tutte le superfici agricole dell’UE».
- Le caratteristiche dell’«agricoltura biodinamica» sono per lo più sconosciute dal pubblico (e anche a molti colleghi agronomi) che ignora sia i presupposti magico-esoterici che stanno alla base dell’agricoltura steineriana, sia l’organizzazione commerciale e lobbistica sottese ai marchi brevettati «©DEMETER» e «©BIODYNAMIC»23La «Biodynamic Farming and Gardening Association», fondata negli USA (1938) per promuovere l’«agricoltura biodinamica», ha ottenuto negli Stati Uniti e in altri paesi del mondo la registrazione del marchio «©Biodynamic» (About the use of the term «biodynamic» and Biodinamic® a registered trademark). La successiva richiesta della “Demeter International” per ottenere il copyright del marchio è stata respinta dall’UAMI (“Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno” dell’UE, per registrare il termine «biodynamic» e «Biodynamic@». L’UAMI respinge la richiesta (2008 di registrazione del marchio da parte di “Demeter” e conferma anche in appello la decisione (2011) per il fatto che «biodinamica è un nome comune e pertanto non può essere registrato (cfr. qui). Le varie associazioni che “difendono” gli interessi dei produttori “biologici” di fronte ad una manovra commerciale di questo tipo (utilizzazione in esclusiva come trade market del termine «biodinamica») non si sono neppur scandalizzate, mentre muovono ampi lai per il copiright di alcune invenzioni o ritrovati scientifici che hanno richiesto anni di studi e di investimenti.
- Vedi denuncia contro la terapia ciarlatana “Stamina“, la manipolazione fraudolenta di dati ad opera di Federico Infascelli (Università di Napoli), che si era vantato di aver trovato geni modificati nel sangue di capre nutrite con soia OGM (which claimed to find modified genes in the milk and blood of goats who were fed genetically modified soybeans), campagna contro i “No vachs“, ecc.. Altri scritti sull’invadente ideologia “antiscientifica” sono reperibili in CattaneoLab.
- Elena Cattaneo, il “Foglio” quotidiano (9 nov. 2018).
- Luciano Capone sul “Foglio” ha illustrato questo strumentale coinvolgimento dell’università per dar credito scientifico alla «biodinamica» (Politecnico biodinamico) e sottolineato con chiarezza il carattere pseudo-scientifico della manifestazione. Il quotidiano “Repubblica” ha invece assunto dapprima un’ambigua posizione di equidistanza, pubblicando accanto alla interrogazione della Cattaneo una nota del Presidente della Associazione di Biodinamica, Carlo Triarico (qui), poi ha dovuto dar conto ai lettori delle proteste dei ricercatori per il coinvolgimento del Politecnico nell’iniziativa.
- Ezio Puppin, su il Fatto (9 nov. 2018), promotore della lettera appello per ritirare la sponsorizzazione del Politecnico.
- «Quel che è peggio, oggi a colpirmi non è tanto il fatto che la gente rifuti la competenza, ma che lo faccia con tanta frequenza e su così tante questioni, e con una tale rabbia» – afferma Nichols, professore universitario da decenni, e poi «se insistiamo nel dire che alcune cose non sono questioni di opinione, che ci sono cose giuste e altre sbagliate …be’, a quanto pare ci stiamo comportando da rompiscatole» (Tom Nichols, «La conoscenza e i suoi nemici: L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia», Luiss University Press, 2018.).
- Rudolf Steiner, «Reincarnazione e karma», Opera Omnia 34 (Gesamtausgabe 34).
- L’agronomia è una scienza applicata interdisciplinare, che indaga le tecniche e l’utilizzazione dei ritrovati tecnologici appropriati per conseguire le produzioni più convenienti dal punto di vista economico, conservando nel contempo la fertilità del terreno e l’equilibrio bio-ecologico ambientale. Essa affronta anche lo studio delle conseguenze derivanti dall’uso inappropriato di tecniche colturali che possono mettere in pericolo la salute dei consumatori e danneggiare l’ambiente.
- Su questi aspetti, Enrico Bucci, «Perché la Biodinamica è rigettata dalla scienza?» ha fornito indicazioni ampiamente condivise da agronomi e studiosi di scienze ambientali.
- «Premesso che nessuno di noi fa parte dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e non ci interessa, in questo caso, entrare nel merito dei risvolti filosofici di questa associazione». C’è da chiedersi se i firmatari della «lettera aperta sulla libertà della scienza» abbiano letto le lezioni sull’«agricoltura biodinamica» (Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura – Geisteswissenschaftliche Grundlagen zum Gedeihen der Landwirtschaft – The Agriculture Course), la quale attiene, secondo di Steiner, non solo all’aspetto organico ma anche all’azione delle entità cosmiche, terrestri e spirituali («involves working with the cosmos, earth, and spiritual entities»).
- «Attualmente, se consideriamo termini di ricerca estesi, troviamo 147 articoli a partire dal 1990. Se riduciamo i termini della ricerca strictu sensu alle locuzioni inglesi per agricoltura biodinamica il numero di pubblicazioni diminuisce a 62». (Gaio Cesare Pacini, Una review sulla ricerca scientifica in agricoltura biodinamica).
- Enrico Bucci & Ernesto Carafoli, «Agricoltura biodinamica al vaglio della scienza», Scienza in Rete (12 nov. 2018).
- «… many of his statements are not provable simply because scientifically clear hypotheses cannot be made as his descriptions were unclear and not stringent. Those predictions that can be tested scientifically have been found to be incorrect. It was concluded that Steiner’s instructions are occult and dogmatic and cannot contribute to the development of alternative or sustainable agriculture», Holger Kirchmann, Biological Dynamic Farming — An Occult Form of Alternative Agriculture?. Journal of Agricultural and Environmental Ethics 1994, 7(2) 173-187. Ad analoghe conclusioni sono pervenuti molti altri ricercatori indipendenti. La richiesta di certificazione «Demeter» induce molti agricoltori a ricorrere a scappatoie per giustificare la propria adesione al marchio.
- Carlo Triarico, “Repubblica 3 novembre 2018.
- «Many of his statements are not provable simply because scientifically clear hypotheses cannot be made as his descriptions were unclear and not stringent. Those predictions that can be tested scientifically have been found to be incorrect. It was concluded that Steiner’s instructions are occult and dogmatic and cannot contribute to the development of alternative or sustainable agriculture» (Holger Kirchmann, «Biological Dynamic Farming — An Occult Form of Alternative Agriculture?», Journal of Agricultural and Environmental Ethics 1994, 7(2) 173-187.
- Erich J. Hobsbawn, L’età degli imperi (1875-1914), Oscar Saggi Mondadori, Milano, 1987, p. 301.
- Questo aspetto è stato esaminato in numerosi documenti e, di recente, Jean-Baptiste Malet ha pubblicato su «Le Monde diplomatique» (luglio 2018) un documentato articolo «L’anthroposophie, discrète multinationale de l’ésotérisme».
- Antonio Saltini. “Agricoltura biologica: le fondamenta nella scienza, o le radici nella superstizione?”. iBooks.
- Nel 2017 sono state emesse le “Norme direttive per l’autorizzazione all’uso dei marchi «Demeter®» e «Biodynamic»®» (vedi) ed è stato prodotto un manuale di comportamento «per tutti gli interventi agricoli ….rivolti ad attivare i processi che stimolano e rendono vitali le connessioni naturali». Un’ottima puntuale un’analisi degli standard redatti da «Demeter®», marchio registrato a livello globale, è stata effettuata da Donatello Sandroni, Biodinamica: ciò che non sanno i consumatori, Scienza in Rete (12 nov. 2018), dove si mette in evidenza l’assoluta mancanza di contenuti scientifici e logici della “biodinamica”, la rete di interessi commerciali speculativi sottesa ai marchi registrati «Demeter®» e «Biodynamic»®».